Il racconto della vita di Nedo Fiano, ebreo fiorentino sopravvissuto ad Auschwitz. Un bambino che viene cacciato da scuola in seguito alle leggi razziali e "cresce" deportato fra un campo di sterminio e l'altro, perdendo l'intera famiglia e gli amici più cari...
La storia contiene aneddoti e fatti: traccia la cronaca dell’ascesa dell’antisemitismo in Italia, ancor prima della pubblicazione delle leggi razziali, e arriva al reinserimento dei pochi superstiti, in un sistema società dal quale erano stati esclusi e isolati da molti anni. L’evoluzione narrativa ritrova un doppio risultato: scuote gli animi degli spettatori, anche i più giovani, con la tragicità dei fatti, ma allo stesso tempo riepiloga, con precisione storica, i passi che hanno portato al fenomeno dell’antisemitismo nella nostra nazione e nel resto d’Europa.
La vicenda
Nedo è diciottenne quando viene arrestato per via dell'ordinanza di polizia numero 5 della RSI. Vive, suo malgrado, la tragica sorte di milioni di ebrei europei. Prima libero e felice nella Firenze dei primi anni 30, poi svuotato dei suoi diritti civili, poi privato della sua dignità, infine strappato alla sua famiglia, completamente sterminata, e internato nel campo di Auschwitz, dove Nedo è assegnato alla “rampa” con il compito di tradurre i comandi dal tedesco, lingua che gli aveva insegnato suo nonno.
La fine dell'incubo per lui avviene a Buchenwald, nell’aprile del 1945, grazie alla liberazione da parte dell'esercito americano. La storia è tratta dal suggestivo romanzo biografico “Il coraggio di vivere”. Una storia che parte dal dolore e dall’orrore di avere vissuto sette campi di sterminio, da Fossoli a Buchenwald, di avere subito sette anni di vessazioni, dalle leggi razziali alla liberazione. Ma è una storia che tramuta il male in bene, l’odio in amore, l’idea di razzismo, nel rispetto dell’uomo.
Il racconto
Il racconto prende scrupoloso spunto dal romanzo e lo trasforma in un monologo liberamente tratto dalle pagine scritte da Fiano. Uno stile semplice, a tratti teatrale, ma più spesso crudo e diretto.
Una narrazione che si basa su picchi emozionali e utilizza un unico elemento di scena: un candelabro ebraico a sette braccia, tante quante le candele che il narratore utilizza per l'evoluzione del racconto e della storia. Particolare è la settima fiamma, dalla quale il racconto prende anche il titolo.
Alcuni filmati scandiscono gli eventi cardine della vicenda: l’ascesa delle dittature in Europa, il drammatico viaggio in treno da Fossoli a Auschwitz, la vita nel campo di sterminio più crudo dell’olocausto, la liberazione e l’omaggio, con immagini reali, ai 6 milioni di vittime della follia nazista.
L’inchiesta, nel suo complesso, ha una durata di circa 1 ora e mezza e alterna proiezioni a parlato, proponendo un quadro desolante dei fatti ma chiudendo con l’invito al presente e al futuro di rispetto delle culture e degli uomini.
5 MOTIVI
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Questo spettacolo mi è molto piaciuto: infatti, pur avendo già letto il libro, sono stato molto colpito dalla profondità del racconto e ho appreso comunque nuove e utili informazioni, riguardo proprio al tema della memoria. Inoltre, il fatto che ci fosse una candela a sette bracci, simbolo degli ebrei, mi ha fatto sorridere in mezzo ad una storia così drammatica. Purtroppo, durante lo splendido monologo mi sono messo un po' a ridere, poiché sono piuttosto sadico.
Luigi 23/01/2019
molto bello soprattutto la storia perchè mi ha emozionato tantissimo e all'inizio non avevo capito come mai c'era il candelabro ma poi ho capito che la luce al centro era Nedo e le candele spente alla fine erano gli amici e i famigliari che non c'erano più
l'ho visto mercoledi 23/1/19 con la scuola al villaggio sereno
valentina mombelli 25/01/2019
Questa mattina ho assistito allo spettacolo con i miei alunni della terza di Artogne. E' stato uno spettacolo intenso, commovente e per nulla retorico. Siamo tutti rimasti profondamente colpiti, emozionati, divisi tra la rabbia, l'incredulità e l'orrore.
Ogni volta che la memoria di questo abominio torna a galla, non riesco a capacitarmi di come sia potuto succedere.
Grazie per averci fatto emozionare, riflettere e...ricordare!
patrizia panarese 26/01/2019
questo spettacolo mi ha emozionato molto perché parla di cose successe veramente e non provo a pensare tutto il dolore provato di quelle persone.... Io penso che Hitler era una persona a dir poco stupida e se questo era il suo sogno bhe che sogno ignorante
anonimo 27/01/2019
Raccontare la storia di un uomo che altri ritenevano un non-uomo, entrare nel baratro nel quale è stata gettata all'improvviso la quotidianità di un ragazzino, e farlo in modo così' delicato e al tempo stesso potente che la riflessione sul presente sgorga quasi da sola. Lo spettacolo è privo di ogni retorica e per questo è teatro civile, narrazione politica, immersione nel mondo dell'assurdo e della follia eretta a sistema...bellissimo
Raffaele Mantegazza 28/01/2019
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