Era il 1988, esattamente 30 anni fa e il Papa più celebre dello scorso secolo sbarcava per la seconda volta sulle montagne dell'alta Valcamonica, le stesse dove 100 anni or sono si concludeva la prima guerra mondiale. Giovanni Paolo II° su quelle vette, in Adamello, c'era già stato quattro anni prima e io ho avuto la fortuna di raccontare questa storia sul Corriere della Sera con un pezzo pubblicato il 17 gennaio 2004. Karol Józef Wojtyła era sofferente ma ancora in vita, sarebbe tornato in cielo l'anno dopo lasciando con le lacrime agli occhi il mondo intero. A raccontarmi i particolari di quell'incontro fu Lino Zani, montanaro doc, uomo di imprese incredibili e di grande cuore. Persona genuina, come tutti i montanari, come papà Martino, che insieme alla moglie ha gestito per decenni il rifugio della Lobbia Alta, a 3050 metri, proprio ai piedi del diamante bianco che chiude geograficamente la Valcamonica. Era il giugno del 1984 quando 4 preti come tanti raggiunsero quel rifugio e chiesero a Lino, che di quei pendii conosce ogni crepaccio, ogni angolo, ogni insidia... di accompagnarli a sciare. Fu come andare a nozze con lui! Ma la vera sorpresa arrivò al rientro alla Lobbia: "Lino, possiamo parlare con tua madre?"... "certo, ci mancherebbe!". La signora Carla non si sarebbe mai aspettata che uno di quei preti, polacco, era il segretario particolare del Santo Padre, monsignor Stanislao Diviz, men che meno quella richiesta: "Signora, il Santo Padre vorrebbe venire a sciare su queste montagne...". Non capita tutti i giorni di essere interpellati per ospitare un Papa! Ma la montagna, per quanto possa a volte incutere timore, non è certo luogo di paura. Così, pochi giorni dopo Giovanni Paolo II° accompagnato dall'amico Presidente della Repubblica Sandro Pertini, posò i suoi scarponi sulle nevi dell'Adamello. Per tre giorni Lino, i suoi genitori, il Presidente e il Papa vissero insieme in quel rifugio: fra sciate giornaliere e chiacchierate serali, fra battute del Presidente e riflessioni del Santo Padre. Su quella vicenda venne prodotta anche una fiction RAI, vennero scritte migliaia di righe, vennero diffuse centinaia di foto. Il mio, in fondo, è stato soltanto un articolo su un giornale, per quanto importante. Ma da me quella storia non si è mai allontanata, mi è sempre rimasta nel cuore e quando Giovanni Paolo II° è tornato alla casa del Padre la mia prima suggestione fu proprio vederlo immolarsi su quelle vette fino a raggiungere il Paradiso. Sono stato diverse volte a visitare la sua casa natale, a Wadowice in Polonia, e fra le foto appese alle pareti del bellissimo museo che racconta la straordinaria vita di questo Santo, ce n'è una che mi ha riportato vicino a questa storia e che mi ha rubato di nuovo qualche lacrima. In quella foto ci sono un gatto delle nevi, una montagna sacra, un giovane maestro di sci e un sacerdote di 64 anni, con una berretta scura per coprirsi il capo e una tazza di brodo fumante fra le mani: una storia di uomini e di Santi, una storia di montagna!