Vaughan, l'erede "barocco" di Hendrix

#consiglidimusica a cura di Davide Bonetti*

3 ottobre, 1954.

A Dallas, Texas, nasce da una famiglia di umili origini Stephen Ray Vaughan. Noto come Stevie, diventerà, dopo anni di gavetta nei circuiti locali, uno dei più grandi e apprezzati chitarristi rock-blues di tutti i tempi, in grado di contendere il primato a un certo Eric Clapton, rispetto al quale fu titolare di uno stile fiammeggiante e “barocco”, nel solco dell’ortodossia del blues elettrico ma impreziosito da un virtuosismo che ne fa l’erede ideale (e naturale) di Jimi Hendrix.

Proprio a Hendrix si ispira il giovane Stevie, quando nel 1969, a 15 anni, fonda quella che sarà la prima di tante band locali nelle quali militerà, e grazie alle quali si farà un nome soprattutto nei club della zona di Austin.
La svolta però avviene nel 1977 quando Vaughan, la cantante Lou Ann Barton, W.C. Clark (basso) e Freddie Pharaoh alla batteria danno vita ai Triple Threat Revue, che nel 1978 si assestano su un power trio (con Chris Layton e Tommy Shannon) e cambiano nome in Double Trouble, ispirandosi a una canzone di Otis Rush.

Il successo internazionale arriva quasi per caso, oltre che per i meriti della band, e grazie a una bella storia di solidarietà fra musicisti, a dispetto del cinismo che a volte sembra avvelenare lo star system: il 18 luglio 1982 Jackson Browne è tra il pubblico dell’esibizione dei Double Trouble al Montreux Jazz Festival e, impressionato dalla performance di Stevie, offre alla band di usare gratuitamente il proprio studio di registrazione a Los Angeles. Al gig di Montreux è presente anche David Bowie, che vuole Vaughan come chitarrista solista per il nuovo album che è in procinto di registrare, Let’s Dance.

Arriva il successo, finalmente: pubblicato il 13 giugno 1983, l’album Texas Flood vende discretamente ma soprattutto suscita una grande impressione tra gli addetti ai lavori.
È il preludio a una serie di dischi di successo e a molte prestigiose collaborazioni come session man, fino alla morte, avvenuta nel 1990 a causa di un incidente di elicottero sul quale, tragica ironia del destino, avrebbe dovuto salire Eric Clapton, che lasciò il posto a Vaughan, stremato dopo un concerto nel Wisconsin e già provato da anni di dipendenza da alcool e droghe.

Una manciata di album in studio e alcuni live pubblicati postumi: a tanto ammonta la produzione dei Double Trouble, capaci nonostante questo di lasciare una traccia indelebile nella storia del blues elettrico. Rock’n’roll infuocati nei quali una sezione ritmica serrata e compatta lascia spazio all’esuberanza del leader, si alternano a brani lenti, strascicati, quasi sonnolenti come questa “Texas Flood”, in cui l’incedere ordinato degli strumenti viene squarciato, come il temporale di cui il brano parla squarcia il cielo, dagli assoli ridondanti di Vaughan, vere e proprie cascate di note che spingono ai limiti estremi l’espressività della sua Stratocaster del ’59, e della scala pentatonica stessa, facendone un degno erede dell’istrionismo di Hendrix.

Ascolta ma magia della chitarra di Vaughan in Texas Flood: https://youtu.be/m3159YIe2OU

*Coordinatore settore musica Violet Moon